L’utero femminile è al suo interno rivestito da una mucosa, detta endometrio. Ciclicamente, un ovulo fertile scende dalle ovaie alle tube e dalle tube all’utero: se incontra uno spermatozoo vitale, avviene la fecondazione e inizia la gravidanza. Se invece non ci sono spermatozoi, l’utero si infiamma, si ingrossa, il rivestimento si sfalda e iniziano le mestruazioni. Se il rivestimento cresce al di fuori dell’utero, per esempio nel retto, sulle tube, sulle ovaie o sull’intestino, si parla di endometriosi

Cos’è l’endometriosi

Con endometriosi si identifica una proliferazione patologica ed incontrollata di cellule dell’epitelio uterino al di fuori di quest’organo. Gli apparati più prossimi sono i maggiormente coinvolti: intestino, retto, ovaie, tube di Falloppio, vescica. Nei casi gravi e gravissimi, la proliferazione può coinvolgere anche organi più lontani come lo stomaco e i polmoni. 

Le cause più diffuse

Il meccanismo di innesco dell’endometriosi non è del tutto chiaro. Potrebbero essere coinvolti gli ormoni, oppure una parte del sangue mestruale, ricco di cellule endometriali, che risale per le tube e si impianta, iniziando la sua crescita fuori dall’utero. Alcuni casi di questa malattia sono correlati a disturbi autoimmuni, problemi di tiroide e familiarità genetica. 

I sintomi

Elenchiamo i principali sintomi dell’endometriosi: 

  • Il ciclo è lungo, abbondante, estremamente doloroso. Spesso sono presenti fenomeni infiammatori che coinvolgono vescica o intestino, gli organi non genitali più spesso colpiti al di fuori del sistema riproduttivo

  • Tra un ciclo e l’altro, specie in corrispondenza dell’ovulazione, si avvertono crampi molto più dolorosi di quelli naturali. In alcuni casi si verificano anche perdite di sangue esterne al ciclo: l’epitelio uterino cresciuto fuori dall’organo reagisce infatti alle naturali fluttuazioni ormonali, “ingannando” il corpo e i sintomi che produce

  • I rapporti sessuali sono spesso dolorosi, sia durante che dopo

  • La fertilità è in parte compromessa, circa nel 30% di casi e senza cure appropriate

Come si diagnostica l’endometriosi

Individuare l’endometriosi non è semplice. Spesso le pazienti trascorrono molti mesi in attesa tra un medico e l’altro, che prescriverà: 

  • visite dal ginecologo

  • esplorazioni e palpazioni del retto

  • risonanza magnetica ed ecografia trans-vaginale

  • esami del sangue specifici alla ricerca di sostanze indicatrici di infiammazione, come la proteina C-reattiva

In circa il 40% dei casi, l’endometriosi è asintomatica. Questi casi si diagnosticano per caso durante altri interventi addominali o genitali, quando l’endometrio dell’utero è fisicamente visibile sotto gli occhi del chirurgo. 

I possibili trattamenti

Curare l’endometriosi non è semplice. La via più sicura è la chirurgia: con piccolissime incisioni il ginecologo può asportare il tessuto cresciuto fuori dall’utero, lasciando intoccato quello correttamente posizionato -dunque non intaccando la fertilità-. 

I progestinici riducono l’infiammazione del tessuto durante il ciclo mestruale. Gli anticoncezionali non sono però privi di rischi (quello di trombosi anzitutto, specie nelle fumatrici e in donne sopra i 40 anni); inoltre si tratta di trattamenti sintomatici, che una volta interrotti lasciano di nuovo spazio ai sintomi. 

La qualità di vita delle pazienti può essere migliorata con una dieta più ricca di fibre e nutrienti essenziali, attività fisica e integratori che cercano di controllare l’infiammazione. 

Tutti i trattamenti per il dolore locale sono prescritti durante il ciclo mestruali per evitare un’eccessiva sofferenza. 

Una terapia psicologica può essere d’aiuto se il dolore durante i rapporti ha innescato un meccanismo di rifiuto che non consente una vita sessuale soddisfacente e libera dai fastidi. 

Al medico specializzato nella riproduzione sarà riservata la scelta del trattamento dei casi in cui l’endometriosi ha ridotto la capacità riproduttiva. Terapie e procedure possono aiutare le donne che desiderano provare ad avere un figlio naturalmente nonostante la propria condizione.