La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è uno dei disturbi endocrini ginecologici più comuni, ampiamente considerato come una delle principali cause di infertilità.
A livello globale, colpisce l’8-13% delle donne in età riproduttiva. Inoltre, la PCOS è stata collegata a un rischio più elevato di disturbi metabolici, tra cui la resistenza all’insulina (IR), l’intolleranza al glucosio, il diabete mellito di tipo 2 (T2DM), la dislipidemia e le malattie cardiovascolari. Pertanto, c’è stata una crescente attenzione sugli effetti della PCOS e sulla salute delle donne in generale.
Ancora oggi vi è incertezza sull'eziologia e sulla patogenesi della PCOS. Tuttavia, gli studi hanno delineato la sua origine multifattoriale, che coinvolge fattori genetici, neuroendocrini, stile di vita, disfunzioni immunitarie e metaboliche.
PCOS: una patologia endocrino-metabolica
E' importante sottolineare che la PCOS non è soltanto una malattia ginecologica, si tratta prima di tutto di una patologia endocrino-metabolica.
Dal punto di vista endocrino si presenta con uno squilibrio tra ormoni femminili e ormoni maschili (androgeni), sbilanciati verso questi ultimi.
Nel 60-80 % delle donne affette da PCOS, vi è infatti un'aumentata secrezione di androgeni da parte dell'ovaio e del surrene, normalmente prodotti in piccole quantità, che porta ai segni e sintomi tipici indotti dall'iperandrogenismo (acne, irsutismo, alopecia, anovulatorietà, irregolarità mestruali).
il test più attendibile per la rilevazione dell'iperandrigenismo nelle donne affette da PCOS è la rilevazione del testosterone libero.
Metabolicamente nella maggioranza dei casi si incontra insulino resistenza (IR), questa contribuisce all'accumulo di tessuto adiposo con distribuzione androide e in sede viscerale, ed aumenta il rischio di sviluppare obesità e disordini ad essa correlati quali sindrome metabolica, ridotta tolleranza al glucosio, diabete mellito di tipo 2, ipertensione arteriosa, ecc...
Per tutti questi fattori è necessario che la PCOS venga trattata anche dal punto di vista nutrizionale!
Ma cos'è la resistenza all'insulina?
E' una risposta cellulare insufficiente all'insulina, l'ormone che regola i livelli di glucosio nel sangue.
Questa incapacità di alcuni tipi di tessuti di rispondere a livelli normali di insulina, porta l'organismo a produrre più insulina nel tentativo di ridurre gli zuccheri, con conseguente iperisulinemia compensatoria (HI), al fine di mantenere le normali funzioni dell'insulina.
... anche nei pazienti normopeso/sottopeso
La maggioranza delle donne affette da PCOS che presenta insulino resistenza e iperinsulinemia compensatoria è in una condizione di sovrappeso/obesità, mentre una piccola ma significativa percentuale è rappresentata da donne normopeso o addirittura sottopeso.
L'insulino resistenza essendo stata riscontrata anche in donne normopeso/sottopeso, si può dunque definire indipendente dall'obesità, ma è aggravata dall'eccesso di peso.
In generale la perdita di peso del 5-10% è uno dei trattamenti di prima linea della PCOS, per le pazienti magre è molto importante mantenere il proprio peso-forma.
Rimane inoltre fondamentale mantenere uno stile di vita sano, svolgendo attività fisica regolare e seguendo una dieta bilanciata specifica per la propria condizione.
In che modo la PCOS influenza la fertilità?
In condizioni normali l'insulina innesca la produzione di androgeni nelle cellule tecali dell'ovaio stimolando efficacemente la crescita del follicolo e la secrezione ormonale ottimale.
Una condizione di insulino resistenza comporta un arresto della crescita dei follicoli, favorendo una condizione di irregolarità mestruale, accumulo di follicoli immaturi e anovulazione; tutte cause di subfertilità.
L'iperinsulinemia che ne deriva da un lato INIBISCE la produzione della proteina IGF-1 nel fegato, responsabile della produzione di androgeni nelle cellule della teca ovarica che comporta una maggiore concentrazione di questa sostanza nella circolazione sanguigna e di conseguenza una maggiore produzione di androgeni nelle cellule tecali.
Inoltre la sregolata produzione di IGF-1, inibisce in secondo luogo la follicologenesi.
Dall'altro lato AUMENTA i siti di legame dell'LH determinando un rapporto LH/FSH più alto, che causa, a sua volta, la mancata maturazione follicolare. Questo spiega la presenza dei caratteristici follicoli multipli, piccoli e immaturi, che non si sviluppano sufficientemente per dare luogo all'ovulazione.
Tutto questo genera lipogenesi e adipogenesi, inibendo la lipolisi e favorendo l'accumulo di grasso.
Si crea così un circolo vizioso che si autoalimenta dato dal sovrappeso che altera la sensibilità insulinica e dall'altro lato dall'alterazione insulinica che favorisce l'accumulo di adipe.
Il primo passo è modificare il proprio stile di vita!
Esistono degli accorgimenti che si possono mettere in atto per interrompere questo circolo vizioso; prevenire o trattare l'obesità o il sovrappeso favorendo così la ripresa dei fisiologici cicli ovulatori e la fertilità.
Si è visto come nella PCOS, il calo ponderale, anche solo di pochi chili, accompagnato da una corretta alimentazione migliori il quadro metabolico e l'equilibrio ormonale; favorendo il ripristino delle condizioni fisiologiche.
Norme consigliate
1. Mantenersi nel giusto range di BMI e WHR
2. Avere un'alimentazione sana e bilanciata, ponendo particolare attenzione all'indice glicemico
3. Svolgere regolare attività fisica
4. Ricevere il supporto di una terapia farmacologica e/o integrativa sicura ed efficace, qualora risultasse necessario
5. Limitare l'assunzione di alcolici e abolire il fumo
A tal proposito è doveroso ricordare di evitare il fai-da-te, sia dal punto di vista ginecologico-endocrinologico sia dal punto di vista nutrizionale; è bene affidarsi con continuità a specialisti del settore da cui poter ricevere il giusto supporto.
Il consiglio Alimentare...
Fare scelte alimentari consapevoli può rivelarsi estremamente utile in caso di PCOS, vediamo nello specifico quali possono essere le scelte migliori.
L'alimentazione va calibrata con il giusto intake in percentuale di carboidrati, proteine e grassi.
Va considerato che la PCOS è un disordine endocrino caratterizzato da obesità/sovrappeso, iperinsulinemia, e insuluno-resistenza; pertanto appare chiaro che l'apporto di carboidrati debba essere ridotto.
Un eccessivo o alterato consumo di carboidrati può avere effetti indiretti sull'alterazione della funzionalità ovarica mediante la produzione di AGE, metaboliti citotossici che si depositano nel tessuto ovarico inducendo stress ossidativo.
Numerosi studi hanno valutato l'efficacia ed il risultato di piani alimentari low-carb, cioè a basso contenuto di carboidrati, e di diete chetogeniche che sembrano essere l'approccio nutrizionale ottimale da un punto di vista terapeutico, migliorando l'assetto endocrino-metabolico della PCOS:
· Contrastando l'insulino-resistenza
· Aumentando la sensibilità insulinica
· Proteggendo dallo stress ossidativo
· Diminuendo l'infiammazione sistemica
A seconda della tipologia di proteine consumate si osserva una risposta insulinica e glucidica diversa, in particolare si è visto come carne rossa e carne di tacchino provochino una risposta insulinica maggiore rispetto all'uovo; lo stesso vale per le caseine contenute nei latticini. Il pesce pare invece migliorare la sensibilità insulinica.
In linea generale il consumo di proteine di origine animale andrebbe limitato a favore di un maggiore consumo di proteine di origine vegetale, in quanto agiscono sui livelli di IGF-1.
Tra gli alimenti vegetali contenenti proteine troviamo:
· I cereali integrali quali quinoa, grano saraceno, avena
· I legumi quali lenticchie, fave, piselli, fagioli, ceci
· La frutta a guscio come noci, mandorle, anacardi, pistacchi
· I semi oleosi come quelli di canapa, di lino, di zucca, di girasole
Le proteine vegetali rispetto a quelle animali contengono meno grassi saturi e sono prive di colesterolo, inoltre apportano una gran quantità di fibre, vitamine e minerali essenziali, risultando utili per il miglioramento del profilo metabolico e ormonale della donna affetta da PCOS, migliorando così anche l'ovulazione.
Per quanto riguarda i grassi, si è visto che mentre i grassi animali, soprattutto quelli saturi (SFA) e trans(TFA), possono avere effetti negativi sulla fertilità, i grassi vegetali, ricchi di MUFA e PUFA, offrono benefici significativi per la salute riproduttiva.
I grassi animali e i grassi vegetali hanno effetti diversi sulla fertilità:
Grassi Animali:
Acidi Grassi Saturi (SFA): I grassi animali contengono principalmente acidi grassi saturi. Un consumo eccessivo di SFA è associato a un aumento della resistenza all'insulina e a disturbi endocrini, che possono influenzare negativamente l'ovulazione e la qualità degli ovociti.
Acidi Grassi Trans (TFA): Presenti in alcuni prodotti animali e alimenti trasformati, i TFA sono particolarmente dannosi. Un aumento del consumo di TFA è stato correlato a un rischio maggiore di infertilità anovulatoria.
Effetti Negativi sulla Salute Metabolica: I grassi animali possono contribuire all'obesità e alle malattie cardiovascolari, che sono fattori di rischio per l'infertilità.
Grassi Vegetali:
Acidi Grassi Monoinsaturi (MUFA): Presenti in alimenti come l'olio d'oliva e le noci, i MUFA hanno effetti antinfiammatori e migliorano la sensibilità all'insulina, riducendo il rischio di resistenza all'insulina e migliorando la salute riproduttiva.
Acidi Grassi Polinsaturi (PUFA): Gli acidi grassi omega-3, presenti in alcuni grassi vegetali, regolano gli ormoni riproduttivi e supportano la maturazione e lo sviluppo degli ovociti. I PUFA sono associati a un minor rischio di disturbi dell'ovulazione.
Effetti Positivi sulla Salute Metabolica: I grassi vegetali contribuiscono a mantenere un cuore sano e riducono lo stress ossidativo, migliorando la qualità degli ovociti e la fertilità generale.
In definitiva una dieta equilibrata che privilegia i grassi vegetali può migliorare la fertilità e la salute generale.
PCOS e attività fisica
Degna di nota è l'importanza dell'attività fisica, mantenersi attivi non vuol dire necessariamente svolgere un'attività fisica programmata, bensì cercare di muoversi il più possibile nell'arco della giornata.
Da diversi studi è emerso come l'attività fisica regolare e moderata apporti innumerevoli benefici all'individuo. Nel caso della PCOS ad esempio aiuta a non accumulare grasso in eccesso riducendo il rischio di sviluppare obesità, dislipidemie e sindrome metabolica.
Inoltre l'attività fisca è in grado di agire sinergicamente all'alimentazione contrastando l'insulino-resistenza, migliorando la risposta all'insulina e facilitando l'ingresso del glucosio all'interno delle cellule.
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