L’ipertrigliceridemia indica un’elevata concentrazione di trigliceridi nel sangue.
Solitamente, si tratta di una condizione che si manifesta in soggetti sedentari, che non seguono una dieta equilibrata e assumono troppo alcol.
Che cosa sono i trigliceridi
I trigliceridi sono lipidi, cioè grassi, che arrivano nel sangue tramite l’alimentazione.
Costituiscono la riserva energetica del nostro organismo, quindi sono fondamentali per il buon mantenimento della salute di tutto il corpo.
La condizione di ipertrigliceridemia si verifica nel momento in cui queste riserve di grasso non vengono bruciate e rimangono depositate nelle cellule lipidiche. Nella maggior parte dei casi ciò si verifica quando si ingeriscono più calorie di quante sono realmente necessarie.
Nello specifico, si parla di ipertrigliceridemia quando le analisi al sangue evidenziano un valore di trigliceridi pari o superiore a 200 mg/dl. In questo caso, allora, è necessario intervenire rivolgendosi al medico.
Le cause dell’ipertrigliceridemia
Le cause che comportano valori alti dei trigliceridi sono da ricercare, come già accennato, nello stile di vita.
Una dieta scorretta e poco equilibrata, eccessivamente ricca di grassi, carboidrati e grandi quantità di zuccheri semplici costituisce una delle principali cause della comparsa di ipertrigliceridemia.
Inoltre, anche la natura dei grassi che si assumono fa la differenza. I grassi saturi, che si trovano ad esempio nella carne, nei salumi e negli insaccati, sono infatti causa di un aumento dei trigliceridi nel sangue.
Ulteriori cause che contribuiscono alla condizione sono la sedentarietà, l’assunzione eccessiva di alcool, il fumo e l’abuso di farmaci quali estrogeni, diuretici, pillola anticoncezionale.
In altri casi, l’ipertrigliceridemia può essere provocata da fattori ormonali e dalla concomitanza di altre malattie come l’ipotiroidismo, l’insufficienza renale o la cirrosi epatica.
Sintomi e complicanze
Solitamente, quando l’ipertrigliceridemia non è troppo elevata, chi ne è affetto non ha nessun sintomo. Quando invece i valori dei trigliceridi nel sangue si attestano attorno agli 800/1000 mg/dl, potrebbero manifestarsi dolori all’addome, al torace, alla schiena, dispnea (affanno, fatica a respirare), xantomi (degenerazione della pelle che, accumulando lipidi, presenta masse soffici e giallastre), anomalie oculari e sintomi neurologici.
Quando non si è a conoscenza della propria condizione di ipertrigliceridemia o la si sottovaluta, ci sono alte probabilità che i pazienti sviluppino serie problematiche cardiovascolari (coronaropatie, ictus, infarto del miocardio, ecc) e pancreatite acuta.
Diagnosi, prevenzione e cure
Le analisi del sangue sono sufficienti a rilevare se i valori dei trigliceridi sono troppo alti. Se risultano compresi tra i 120 e i 150 mg/dl, allora possono considerarsi nella norma.
Nel momento in cui i valori sono oltre i 150 mg/dl ma ancora al di sotto dei 200 mg/dl, allora è opportuno intervenire tempestivamente per evitare che i trigliceridi alti si tramutino nella condizione di ipertrigliceridemia.
In questo caso, è bene adottare un’alimentazione sana, bere meno alcool e fare sport.
Quando, invece, le analisi ematiche portano alla luce un caso di ipertrigliceridemia, è necessario che il medico ne individui la causa.
Correggendo lo stile di vita e l’alimentazione del paziente è molto probabile che si rientri in una situazione di normalità.
Se l’adozione di questi accorgimenti non risulta essere sufficiente, potrebbe essere necessario ricorrere ad una terapia farmacologica adeguata in relazione alla causa scatenante dell’ipertrigliceridemia.