L’iperuricemia è una patologia conosciuta dai tempi più antichi, tant’è che se ne parla anche negli scritti di Ippocrate. Questo disturbo colpisce lo 0,5% della popolazione mondiale e specialmente gli uomini tra i 30 e i 50 anni.

Con il termine iperuricemia si intende un aumento dei valori dell’acido urico nel sangue, che si presenterà in concentrazioni superiori alla norma. 

L’acido urico è lo scarto finale del metabolismo delle purine, molecole prodotte dal rinnovo delle cellule del nostro corpo. La sua concentrazione nel sangue si può misurare tramite l’uricemia.

In generale, i valori normali di acido urico nel sangue si attestano a un massimo di 7mg/dl per l’uomo e per la donna a 6,5mg/dl. Quando le analisi riportano un valore superiore, si parla di iperuricemia.

L’eliminazione dell’eccesso di acido urico è compito dei reni, che aiutano a mantenerne una bassa presenza nell’organismo. Esattamente quando si ha difficoltà a espellere l’acido urico tramite le urine, si corre il rischio di sviluppare il disturbo.

Le conseguenze di un’alta concentrazione di acido urico nel sangue sono numerose e possono causare gravi danni. Fortunatamente, diversi campanelli d’allarme permettono di intervenire tempestivamente all’insorgere del problema.

Vediamo quindi come diagnosticare l’iperuricemia, analizzando le cause scatenanti e passando in rassegna rimedi e azioni preventive.

Iperuricemia, quali sono i sintomi e le cause?

L’iperuricemia si manifesta attraverso la cristallizzazione dell’acido urico, che si depositerà attorno alle articolazioni, sviluppando una forma di artrite chiamata gotta. I cristalli urici possono rimanere insoluti anche nei reni, contribuendo alla formazione dei dolorosissimi calcoli renali.

La presenza di questi cristalli nel corpo ha una sua sintomatologia molto evidente che può manifestarsi con:

  • Prurito

  • Gonfiore intorno alle articolazioni, i cosiddetti “tofi gottosi”

  • Dolori articolari

  • Coliche renali

  • Ipertensione arteriosa

  • Infezioni urinarie

Questi sintomi talvolta possono arrivare a compromettere le normali attività quotidiane, riducono la mobilità dell’individuo e tendono a peggiorare col tempo se non si curano adeguatamente.

L’iperuricemia può avere origine da diverse cause

La ridotta capacità di espellere l’acido urico attraverso la funzionalità renale può essere ereditaria, manifestarsi in caso di patologie renali o svilupparsi nel caso in cui si faccia ricorso all’uso frequente di diuretici per motivi medici.

In alcuni casi, l’iperuricemia è un effetto secondario scatenato da trattamenti chemioterapici e radioterapici. L’aumento delle cellule morte infatti aumenta il lavoro dei reni, che non riescono a filtrare tutto. Una situazione simile si manifesta quindi in presenza di cancro e leucemie.

Anche l’obesità può essere causa di iperuricemia, perché la superficie corporea più vasta richiede una maggiore produzione di acido urico.

Infine, altri fattori scatenanti possono essere l’abuso di alcol e gli eccessi alimentari, soprattutto in quanti prediligono cibi di origine animale.

Nei casi più gravi l’iperuricemia può diventare una condizione cronica e portare allo sviluppo della gotta

L’accumulo di acido urico diventa visibile sulla pelle attraverso la comparsa di tofi, dei noduli rossi e gonfi intorno alle giunture che causano dolori molto acuti.

Prevenzione, diagnosi e rimedi

La gotta nel passato veniva considerata la malattia dei ricchi, perché prevalentemente associata agli eccessi nelle abitudini alimentari che caratterizzavano i pasti delle persone più abbienti.

Benché una alimentazione scorretta non sia l’unica causa scatenante dell’iperuricemia, non bisogna sottovalutare l’importanza di un regime alimentare salutare per poterla curare e addirittura prevenire.

Agire dal punto di vista nutrizionale è infatti il primo passo per risolvere la maggior parte dei disturbi che affliggono l’organismo.

L’iperuricemia di solito viene diagnosticata attraverso l’esame delle urine e l’uricemia (prelievo di sangue). Il medico può ritenerli necessari nel caso in cui il paziente presenti uno o più sintomi oppure quando il soggetto è sottoposto a terapie farmacologiche a lungo termine.

Una volta diagnosticata la presenza dell’iperuricemia, il primo consiglio è quello di limitare il consumo di cibi di origine animale, sia carne che pesce azzurro (acciughe, sarde e sgombri). Sono benvenute invece frutta e verdura e, in particolare, ciliegie e amarene che hanno effetti antinfiammatori e aiutano a tenere a bada l’acido urico.

La vitamina C contenuta in arance, kiwi, fragole, pomodori crudi e peperoni sembra invece avere effetti preventivi contro l'iperuricemia.

In generale è opportuno diminuire gli alimenti grassi e zuccherini, evitare gli alcolici e le fritture, consumare più frutta e verdura e favorire i carboidrati complessi amidacei.

Infine, è raccomandato di bere molta acqua e di mantenere uno stile di vita sano e attivo.