L’obesità è una condizione caratterizzata dall’accumulo anormale o eccessivo di tessuto adiposo tale da indurre un aumento significativo dei rischi per la salute.

L’obesità è di solito classificata mediante il calcolo dell’Indice di Massa Corporea (IMC o BMI = Body Max Index). Il BMI si calcola dividendo il peso (espresso in chili) per il quadrato dell’altezza (espressa in metri).

Si parla quindi di Obesità quando BMI > 30 (Kg/m2).

L’obesità non può essere considerata solo un semplice problema estetico, ma un importante problema medico che minaccia la salute e il benessere mondiale della popolazione (1). Secondo L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’obesità sta diventando una vera e propria epidemia globale, tanto da essere definita con il termine di globesità.

L’obesità non è però un problema che interessa solo gli adulti, tanto che nel 2007 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha ideato un sistema di sorveglianza sanitaria sul sovrappeso e l’obesità in bambini di età compresa tra i 6-10 anni (OKKIO alla salute).

In Italia si stima che 1 bambino su 3 è in sovrappeso o obeso. La classificazione dell’obesità infantile non può essere determinata unicamente dal BMI, in quanto il bambino non è un adulto in miniatura, ma un organismo in rapido sviluppo, con una velocità di crescita staturale diversa da quella ponderale. Poiché quindi in età pediatrica il rapporto altezza /peso non è costante, il BMI deve essere rapportato alle tabelle dei percentili.

In base ai percentili di BMI, dopo i 24 mesi di età, si definisce obeso un bambino con un BMI > 95° Percentile. Si classifica invece come a rischio di sovrappeso/obesità un bambino con un BMI compreso tra 85°-95° Percentile.

Cause dell’Obesità Infantile

Alla base dell’obesità infantile, gioca un ruolo determinante l’ambiente fortemente obesogeno, ovvero l’insieme delle condizioni di vita familiari, sociali, culturali, economiche e infrastrutturali che favoriscono l’aumento di peso (2).

Dagli studi epidemiologici di Okkio alla Salute emerge come l’obesità infantile sia una malattia sociale, ovvero correlata per lo più a condizioni socio-culturali ed economiche disagiate. Di fatti si registra una percentuale maggiore di obesità nelle regioni del Sud Italia come Campania, Calabria, e Molise (3).

L’obesità infantile ha una genesi multifattoriale, tra le principali cause scatenanti ricordiamo: fattori genetici, ambientali ed endocrini.

Di solito le cause endocrine, ovvero legate ad una disfunzione della tiroide, o ad un deficit di ormone della crescita o all’eccessivo funzionamento della ghiandola surrenale, sono rare. Si stima che il 25% dei bambini in sovrappeso o obesi abbia in genere almeno un genitore obeso, poco propenso ad uno stile di vita salutare.

Altri fattori che favoriscono l’obesità sono: la sedentarietà (pochi bambini praticano con regolarità un’attività motoria programmata), la disponibilità di cibi ipercalorici e di qualità scadente (ricchi di grasso), l’uso smodato di merendine e di bevande zuccherate. 

I rischi dell’Obesità

Un tempo si riteneva che l’obesità infantile predisponesse a future patologie solo in età adulta, oggi invece sappiamo che queste possono presentarsi anche in età pediatrica. Il bambino obeso può infatti presentare negli anni:

  • Ipertensione arteriosa

  • Lesioni delle coronarie

  • Insufficienza respiratoria

  • Alterazioni del sonno

  • Steatosi epatica non alcolica

  • Diabete mellito di tipo 2

  • Modifiche dell’assetto scheletrico, per eccessivo carico del peso.

Un bambino obeso ha inoltre una probabilità del 40-70% di rimanere tale anche da adulto, riducendo di almeno 10 anni l’aspettativa di vita (4). 

Cosa consiglia il Nutrizionista

La lotta all’obesità infantile deve iniziare dalla famiglia, i bambini infatti non ereditano dai genitori solo i geni, ma anche le abitudini. 

Per tale motivo i genitori devono rappresentare un modello per i bambini, cercando di rispettare scelte alimentari salutari. Dalle indagini epidemiologiche dell’ISS emerge in età pediatrica, la cattiva abitudine di saltare la colazione (ben il 19% dei bambini italiani).

Questa errata abitudine oltre a predisporre all’obesità (5) non permette al bambino di avere la giusta energia per affrontare la giornata.

In linea generale sconsiglio di imporre al bambino una dieta fortemente ipocalorica, rigida e con divieti.

Tutti i componenti della famiglia si devono impegnare nell’avere un’alimentazione più sana e varia, ricca di frutta e verdura di stagione.

Si deve suddividere l’apporto calorico giornaliero in almeno 4-5 pasti, con la quota calorica più grande distribuita tra il pranzo e la cena (pranzo 40%, cena 30% delle calorie totali).

È opportuno che i carboidrati assunti coprano almeno il 55-60% delle calorie totali, privilegiando alimenti a basso indice glicemico (cereali integrali) a scapito di quelli ad alto indice glicemico (pane, riso, patate, succhi di frutta, zucchero e dolci).

I grassi devono coprire una quota compresa tra il 25-30% delle calorie totali (preferendo grassi salutari come olio extravergine di oliva e/o frutta secca oleosa).

Si consiglia l’assunzione per 4 volte alla settimana di carne, pesce, legumi. 1 volta alla settimana formaggio e uova.

È opportuno inoltre assumere una buona quantità di fibre, si consiglia quindi l’assunzione di almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura fresca di stagione.

Il bambino va sempre incoraggiato a provare cibi nuovi, in un ambiente sereno e rilassato.

Forzare il bambino, infatti, non è mai una buona idea, in quanto il passaggio ad una sana alimentazione deve essere lento e graduale.

Si dovrebbero evitare i fuori pasto e gli alimenti ad alta densità energetica, come le bevande zuccherate, i succhi di frutta e i junk food (snack e alimenti fast food).

Via libera agli spuntini, preferendo alimenti invitanti ma sani, come pane e pomodoro, pane e marmellata, yogurt e/o frutto. Le merendine, andrebbero evitate, o in alternativa preferire quelle non farcite (es. plumcake, camilla, ecc.) o home made.