Demonizzato, fortemente criticato e inserito nella lista nera degli ingredienti alimentari più nocivi al mondo.

Stiamo parlando dell’olio di palma, l’olio vegetale contenuto in una varietà infinita di prodotti alimentari industriali, che è diventato tristemente famoso per i danni che provoca alla salute e all’ambiente.

La questione è diventata talmente importante che tantissimi brand hanno scelto di rimuoverlo dai loro prodotti, riportando sulle confezioni la confortante dicitura “senza olio di palma”.

Ma è realmente nocivo o è tutto frutto di cattiva informazione? 

In questo articolo, allora, cerchiamo di fare maggiore chiarezza e scopriamo tutta la verità sull’olio di palma, cos’è e come si ottiene, quali effetti ha sulla nostra salute e qual è l’impatto ambientale che ne deriva dalle coltivazioni.

Olio di palma: cos’è e come si ottiene?

L’olio di palma è un grasso vegetale che si ottiene dalla lavorazione dei frutti della palma. 

Sono 3 le varietà di palma selezionate per la sua produzione, anche se la specie più utilizzata è la Elaeis guineensis, originaria dell’Africa ma coltivata principalmente in Malesia e Indonesia.

Dal singolo frutto, composto da una parte di polpa carnosa e da un seme o nocciolo interno, si estraggono rispettivamente due tipologie di prodotto differente: l’olio grezzo di palma e l’olio di palmisto.

L’olio di palma è ottenuto tramite la spremitura della polpa, dopo essere stata separata dal seme. 

Si ottiene così un olio dalla consistenza semisolida e dal vivido colore aranciato, dal momento che contiene un’alta percentuale di betacarotene.

L’olio di palma grezzo è ricco di acidi grassi saturi, antiossidanti e vitamina E.

Tutti elementi che, se inseriti in un regime alimentare bilanciato, non possono che fare bene all’organismo.

Allora perché l’olio di palma è considerato quasi un veleno per la nostra salute?

La risposta sta nel fatto che, per essere impiegato nell’industria alimentare, il prodotto subisce un processo di raffinazione ad altissima temperatura (per renderlo liquido) che distrugge tutte sue le proprietà nutritive.

Il risultato è un olio con alta concentrazione di grassi saturi, inodore e insapore, in grado di resistere alle alte temperature e che evita il rapido deterioramento dei prodotti alimentari in cui è impiegato.

L’olio di palma nell’industria alimentare: in che alimenti è utilizzato?

L’olio di palma è il grasso vegetale più utilizzato al mondo nell’industria alimentare.

La quantità di prodotti che contengono olio di palma tra gli ingredienti è infinita. 

Tra questi, troviamo sicuramente i prodotti da forno e fritti, fette biscottate e grissini, basi pronte come la pasta sfoglia e persino nei prodotti surgelati con panatura o nei sughi per pasta.

Prevalentemente, è il comparto dolciario a farne maggiormente uso per la produzione di biscotti, merendine, snack dolci e salati, creme spalmabili (uno su tutti, la Nutella), budini, brioche e, in alcuni casi, è utilizzato anche per la produzione di alimenti per la prima infanzia come latte per neonati e biscotti.

I motivi per i quali l’olio di palma è la componente grassa preferita dall’industria alimentare sono da ricercare principalmente nel bassissimo costo di questo ingrediente rispetto alle altre sostanze grasse come olio e burro di vari tipi.

Un altro fattore determinante è dato dalla sua resistenza ai processi di irrancidimento, ossidazione e deterioramento dei prodotti finali. 

Tutto ciò che contiene olio di palma, quindi, dura più a lungo e mantiene intatti consistenza e sapore anche a fronte di sbalzi di temperatura.

L’olio di palma fa davvero male? È cancerogeno? Facciamo chiarezza.

Da qualche tempo l’olio di palma è finito al centro di un enorme dibattito che lo vede come un prodotto altamente nocivo e cancerogeno, tanto da essere stato boicottato da numerose imprese alimentari di caratura internazionale, in realtà più per questioni di marketing che etiche.

Analizzando la situazione da un punto di vista prettamente nutrizionale, si potrebbe pensare che l’olio di palma fa male alla salute perché è costituito per il 50% da acidi grassi saturi, sostanze che fino a qualche anno fa si pensava fossero riconducibili a disturbi cardiocircolatori, diabete e colesterolo alto, anche se al giorno d'oggi le opinioni scientifiche non sono così univocamente schierate.

E' necessario sottolineare infatti, che la stessa quantità di grassi saturi la ritroviamo anche nel burro o in altri oli ugualmente utilizzati nell’industria alimentare e nelle cucine casalinghe.

L’olio di palma, quindi, non è dannoso per la salute in quanto tale ma può rivelarsi pericoloso se assunto in grandi quantità, al pari di altri oli e grassi vegetali.

Il problema semmai è che, essendo un olio molto economico che permette di conservare i cibi più a lungo, è utilizzato nella maggior parte degli alimenti di origine industriale e ciò innalza il rischio di assumerne quantità eccessive nell’arco della giornata.

In merito al fatto di essere cancerogeno, invece, è intervenuta addirittura la AIRC (fondazione per la ricerca sul cancro) per chiarire meglio la questione.

Secondo uno studio condotto dal CONTAM, molti oli e i grassi vegetali se portati a temperature superiori ai 200 °C sprigionano alcune sostanze tossiche e cancerogene, tra cui il glicidolo.

Partendo dal presupposto che difficilmente, nei processi di lavorazione alimentare, si riesce a raggiungere tali temperature, c’è anche da sottolineare che il test è stato effettuato su campioni in vitro ad altissime concentrazioni, quantità improponibili per una regolare alimentazione.

Da qui ne consegue che l’olio di palma può risultare cancerogeno se assunto in quantità eccessive e se portato a temperature elevate, ma queste sono condizioni che normalmente non si verificano se si segue un regime alimentare controllato.

L’impatto ambientale dell’olio di palma

Al centro del ciclone non vi sono solo i rischi per la salute derivanti dall’assunzione di olio di palma ma anche l’impatto ambientale che ha provocato la sua coltivazione.

Per soddisfare la sempre più crescente richiesta di questo prodotto, che risulta essere il più economico tra gli oli e il più impiegato in differenti comparti industriali (non solo in quello alimentare), i produttori hanno ingigantito le aree di produzione ricorrendo alla deforestazione di zone ecologicamente molto importanti per l’intero ecosistema.

Le foreste dell’Amazzonia e i polmoni verdi della Malesia e dell’Indonesia, insieme a tutte le specie animali che popolano questi luoghi, subiscono quindi ogni giorno scempi ambientali in nome del profitto economico.

Per questo motivo, sono molte le associazioni ambientaliste che hanno iniziato una vera e propria battaglia contro le coltivazioni incontrollate di olio di palma.

Interrompere la produzione però potrebbe non essere la soluzione. 

La necessità di sostituire il prodotto, nelle stesse enormi quantità, con altri oli vegetali potrebbe infatti dar vita a processi simili e ugualmente dannosi per l’ambiente, cambiando di fatto solo l’oggetto del problema.