Gonfiore, dolori addominali o fastidi intestinali ricorrenti, senza una causa chiara? Negli ultimi anni, termini come Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS) e SIBO (Sovracrescita Batterica dell’Intestino Tenue) sono entrati nel linguaggio comune, ma la loro somiglianza sintomatica genera ancora molta confusione, anche tra gli specialisti.
La sovracrescita batterica dell'intestino tenue (SIBO) e la sindrome dell'intestino irritabile (IBS) condividono una relazione intricata che continua a catturare l'attenzione della comunità scientifica. Questo legame, emerso con forza nell'ultimo decennio, rivela una connessione profonda tra le alterazioni della flora batterica intestinale e i sintomi caratteristici dell'IBS.
La prevalenza della SIBO nei pazienti con IBS rappresenta un dato significativo: gli studi mostrano tassi fino a sette volte superiori rispetto alla popolazione generale, con percentuali che oscillano tra il 4% e il 76%. Una più recente meta-analisi del 2020 ha fornito una prospettiva più chiara sulla prevalenza della SIBO nell'IBS. La meta-analisi, che coinvolgeva, oltre 6.500 soggetti, ha rivelato una prevalenza di SIBO del 31% nei pazienti con IBS. Questa ampia variabilità riflette la complessità della diagnosi e la diversità dei metodi utilizzati per identificare la condizione.
IBS e SIBO: affinità sintomatica, ma radici diverse
Un importante studio però, pubblicato nel dicembre 2024 sulla rivista Digestive and Liver Disease, ha provato a rispondere ad una domanda cruciale: IBS e SIBO sono davvero la stessa cosa? La risposta è chiara: no. Le differenze, cliniche e biologiche, sono più profonde di quanto si pensasse. Lo studio rappresenta la prima analisi comparativa completa che integra sintomi, dieta, microbiota fecale e metaboliti intestinali di pazienti con IBS e SIBO.
Sebbene entrambe le condizioni si manifestino con dolore addominale, gonfiore e alterazioni dell’alvo, le loro origini e meccanismi sono molto diversi:
IBS: è un disturbo funzionale cronico dell’intestino, privo di alterazioni strutturali visibili. La diagnosi è di esclusione e include una forte componente emotiva e neurovegetativa.
SIBO: è una condizione organica caratterizzata da una proliferazione anomala di batteri nel tenue, di norma scarsamente colonizzato. Si diagnostica con il test del respiro (lattulosio o glucosio) e spesso si tratta con antibiotici specifici e/o antimicrobici a base di erbe.
Il problema è che i sintomi si sovrappongono a tal punto da rendere difficile distinguerle senza un’anamnesi accurata. Una diagnosi errata può portare a terapie inefficaci o dannose, prolungando il disagio del paziente.
Cosa ha scoperto lo studio
Lo studio ha coinvolto 216 partecipanti: 70 pazienti con IBS (test del respiro negativo), 71 con SIBO (test positivo) e 75 soggetti sani.
Sono stati analizzati sintomi clinici, abitudini alimentari, composizione del microbiota fecale e profili metabolici. Il risultato? Due quadri intestinali distinti.
Sintomi: più severi nell’IBS, più frustranti nella SIBO
I pazienti con IBS hanno riportato dolori addominali più intensi, episodi di diarrea frequenti e un impatto maggiore sulla qualità di vita, confermato da punteggi più alti all’IBS Symptom Severity Score. Chi soffre di SIBO, invece, riferisce sintomi più lievi ma un forte senso di insoddisfazione e irregolarità intestinale, con prevalenza di gonfiore e stitichezza. Interessante notare che circa un terzo dei pazienti IBS aveva avuto episodi di enterite in passato, contro il 15% dei SIBO e il 12% dei soggetti sani, un dato che sostiene l’ipotesi di una componente post-infettiva nell’origine dell’IBS. Entrambe le condizioni risultano inoltre associate a disturbi dell’umore, come ansia e depressione, a conferma del profondo legame tra intestino e cervello.
Le abitudini alimentari: specchio del disturbo
Anche la dieta differisce :
• I pazienti IBS tendono a ridurre le fibre e ad aumentare le proteine, spesso per paura di peggiorare i sintomi.
• Chi soffre di SIBO segue spontaneamente un regime più ricco di grassi e povero di carboidrati, nel tentativo di ridurre la fermentazione batterica responsabile del gonfiore.
Il microbiota: due firme batteriche opposte
La scoperta più significativa riguarda la composizione del microbiota intestinale :
nei pazienti IBS la diversità tassonomica è maggiore (più specie batteriche), ma meno efficiente nelle funzioni benefiche
nella SIBO, invece, il numero di specie è minore ma più attivo metabolicamente, con batteri che fermentano e producono gas.
Inoltre, l’IBS è dominato da batteri opportunisti (Escherichia-Shigella, Enterobacter, Lachnoclostridium, Klebsiella, Mitsuokella), associati a dolore ed infiammazione.
Mentre SIBO è caratterizzata da microrganismi “fuori posto” del colon, come Ruminococcaceae, Christensenellaceae e Butyricimonas, legati alla stitichezza e al rallentato transito intestinale. Nella SIBO, la rete microbica appare più coesa e stabile, anche se disfunzionale. Nell’IBS, invece, si osservano interazioni più fragili tra batteri come Blautia e Dorea, spesso associate a diarrea e permeabilità intestinale alterata.
Sintomi e batteri: connessioni dirette
Lo studio ha dimostrato una relazione diretta tra specie batteriche e sintomi clinici :
nell’IBS, i patogeni opportunisti correlano con dolore, diarrea e gonfiore;
nella SIBO, i batteri fermentativi si associano a stitichezza e distensione addominale.
Questo conferma che non è possibile trattare IBS e SIBO nello stesso modo: richiedono approcci personalizzati, anche a livello nutrizionale, basati sul tipo di disbiosi e sul profilo del microbiota.
Conclusioni: IBS e SIBO, due diagnosi che vanno distinte
Lo studio di Lu et al. conferma che IBS e SIBO non sono varianti della stessa condizione, ma due disturbi distinti per origine, microbiota e metabolismo :
IBS: condizione infiammatoria con batteri opportunisti e metaboliti legati agli acidi biliari.
SIBO: disbiosi del tenue, dominata da fermentazione, gas e rallentato transito.
Distinguere le due diagnosi significa scegliere terapie più efficaci, ridurre i tempi di sofferenza e personalizzare i percorsi di cura. Una diagnosi precisa richiede anamnesi dettagliata, test specifici (come il test del respiro o un’eventuale analisi del microbiota) e valutazione nutrizionale. I ricercatori propongono di utilizzare i profili microbici e metabolici come biomarcatori, aprendo la strada a una gastroenterologia di precisione, dove diagnosi e trattamento si basano sulla biologia individuale del paziente, richiedendo anche un approccio nutrizionale personalizzato ed individualizzato.
Limiti e considerazioni
Tra i limiti dello studio bisogna considerare l’uso dei criteri di Roma III per la diagnosi di IBS (e non i più recenti criteri di Roma IV), l’assenza della coltura dell’aspirato per confermare la SIBO e l’analisi del microbiota solo su campioni fecali, che non riflettono perfettamente il tenue.Tuttavia, il messaggio resta chiaro: IBS e SIBO devono essere riconosciute e trattate come entità separate.
Bibliografia
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