Un tema che spesso non riceve l’attenzione che merita è l’alimentazione nelle persone che convivono con la malattia di Parkinson.

Cerchiamo di fare chiarezza non solo su cosa mangiare ma anche di come, quando e perché alcune scelte alimentari possono aiutare a gestire meglio i sintomi, migliorare l’energia e favorire una buona qualità di vita.

La malattia di Parkinson è una condizione complessa, che coinvolge il movimento, la postura, l’equilibrio, ma anche funzioni non motorie come digestione, sonno, umore e attenzione. Per questo motivo l’alimentazione non è un dettaglio marginale: è uno dei pilastri del benessere quotidiano.

Il mio obiettivo oggi è offrirvi una panoramica completa ma chiara, basata sulle conoscenze attuali, utile sia per i professionisti, sia per i familiari, sia per chi vive in prima persona la malattia.

Vorrei partire da un concetto fondamentale: non esiste una “dieta specifica” che cura il Parkinson, ma esistono abitudini alimentari che possono aiutare a gestire alcuni sintomi e a ridurre complicazioni comuni.

 

Capire il ruolo dell’alimentazione nel Parkinson

il Parkinson è malattia neurodegenerativa che richiede una gestione clinica complessa. Tuttavia, l’alimentazione può influenzare vari aspetti che hanno un impatto diretto sulla qualità di vita, come:

Un’alimentazione adeguata aiuta a mantenere forza, autonomia e benessere emotivo, tre aspetti fondamentali per chi convive con una malattia cronica.

 

Le basi: cosa significa mangiare “bene” nel Parkinson

Una buona alimentazione per una persona con Parkinson non è radicalmente diversa da quella raccomandata a tutta la popolazione. Tuttavia, nel Parkinson alcuni principi diventano più importanti.

Il modello alimentare più indicato rimane quello mediterraneo, ricco di:

frutta e verdura di stagione, cereali integrali, legumi, pesce, frutta secca e semi, olio extravergine d’oliva come fonte principale di grassi.

Questa alimentazione aiuta a mantenere un buon profilo cardiovascolare, offrire una grande varietà di micronutrienti e sostenere i livelli di energia durante la giornata.

Il Parkinson è una malattia che richiede spesso terapie a lungo termine e un’attività fisica mirata: un’alimentazione equilibrata favorisce la risposta del corpo a questi stimoli.

 

Fibre, idratazione e gestione della stitichezza

La stipsi è uno dei disturbi non motori più comuni, anche prima della diagnosi. È legata sia ai cambiamenti del sistema nervoso autonomo sia agli effetti collaterali di alcuni farmaci.

Le fibre solubili e insolubili migliorano la funzione intestinale. Possiamo trovarle in:

frutta fresca (soprattutto mele, pere, kiwi, frutti di bosco), verdure (soprattutto carciofi, zucchine, broccoli, finocchi), legumi (come ceci, lenticchie e fagioli), avena e cereali integrali.

Non si tratta solo di “andare in bagno”, ma anche di migliorare l'assorbimento dei nutrienti stabilizzare la glicemia e favorire un microbiota intestinale equilibrato.

Molte persone con Parkinson bevono troppo poco, per dimenticanza o per timore di dover andare spesso in bagno. Ma la disidratazione peggiora la stipsi.

L’obiettivo è bere durante tutto il giorno, non tutto insieme: anche tisane e brodi possono essere utili.

Pasti regolari aiutano il corpo a mantenere un ritmo costante, evitando ipoglicemie e cali di energia.

 

Proteine e farmaci: come gestire la levodopa

Questo è un punto estremamente importante.

La levodopa è un farmaco fondamentale per il trattamento della malattia di Parkinson, poiché è un precursore della dopamina che, una volta convertita nel cervello, aiuta a compensare la carenza di questo neurotrasmettitore. È il farmaco più efficace per migliorare i sintomi motori come rigidità e tremore e viene somministrata da sola o in associazione con altri farmaci. Come mai è importante parlare di alimentazione e associazione con la Levodopa? Questa compete con alcuni aminoacidi — cioè le parti che compongono le proteine — per essere assorbita dall’intestino e per entrare nel cervello.

Cosa significa questo? In alcune persone, mangiare molte proteine nello stesso pasto della levodopa può ridurne l’efficacia e favorire fenomeni come “off” e fluttuazioni motorie.

Come ovviare a questo possibile problema: Non esiste una regola unica: ogni persona risponde in modo diverso. Tuttavia, le strategie più comuni sono:

  • consumare la levodopa lontano dai pasti più ricchi di proteine,

  • distribuire le proteine in modo uniforme nella giornata,

  • oppure concentrarle nella cena, quando i movimenti richiesti sono minori.

È importante ricordare che le proteine NON vanno evitate: sono fondamentali per muscoli, sistema immunitario e forza. Vanno solo gestite.

 

Il ruolo degli antiossidanti

Nel Parkinson si osserva un aumento dello stress ossidativo. Gli antiossidanti Neutralizzano i radicali liberi cioè composti instabili che si formano naturalmente nel corpo durante il metabolismo, ma anche a causa di fattori esterni come inquinamento, fumo e raggi UV. 

Gli antiossidanti rallentano o impediscono il processo di ossidazione cellulare, che può danneggiare le cellule e il DNA aiutando a contrastare lo stress ossidativo, che può portare a invecchiamento precoce e a un aumento del rischio di malattie croniche come quelle cardiache, il diabete, la demenza e alcuni tumori. 

Questi vanno inseriti in un contesto alimentare equilibrato.

Sono presenti in:

  • frutti di bosco, agrumi, uva rossa, kiwi,

  • spinaci, cavoli, pomodori, carote,

  • cacao amaro,

  • legumi,

  • tè verde.

Non servono integratori se l’alimentazione è ricca di vegetali vari e colorati.

 

Problemi di deglutizione e consistenze dei cibi

Molte persone con Parkinson, soprattutto nelle fasi più avanzate, sviluppano difficoltà nella deglutizione (disfagia). I segnali che indicano una possibile disfagia possono essere: tosse durante i pasti, senso di cibo “bloccato”, dimagrimento, e infezioni respiratorie ricorrenti.

In caso di disfagia per evitare una ipoalimentazione è utile modificare la consistenza dei cibi rendendoli più morbidi, omogenei o semiliquidi, evitare consistenze miste, come zuppe con pezzi, usare addensanti per liquidi se necessario, mangiare lentamente e in posizione eretta.

Lavorare con un logopedista in questi casi è fondamentale.

Nel paziente con Parkinson Mantenere un peso adeguato è fondamentale, spesso infatti si presenta il problema di un calo di peso importante dovuto soprattutto a ipoalimentazione che porta a perdita della massa muscolare e debolezza

Il calo ponderale può essere frequente, dovuto a aumento del dispendio energetico (tremori, rigidità), riduzione dell’appetito, difficoltà di masticazione, effetti collaterali farmacologici.

 Come contrastarlo?

In altri casi può verificarsi il problema opposto: aumento di peso, spesso dovuto a riduzione dell’attività fisica. Anche qui il supporto di un nutrizionista può fare molto.

Il microbiota intestinale

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato un collegamento tra microbiota intestinale e Parkinson. Non sappiamo ancora tutto, ma sembra che una flora intestinale sana favorisca un migliore assorbimento dei nutrienti, aiuti la regolarità intestinale, possa avere un ruolo nell’infiammazione di basso grado.

Per favorire un buon microbiota sono utili:

  • alimenti fermentati come yogurt, kefir, crauti pastorizzati,

  • fibre prebiotiche (avena, legumi, carciofi, porri, banane),

  • varietà nella dieta.

 

Come organizzare la giornata alimentare

Ecco un esempio di giornata tipo:

  • Colazione: ricca di carboidrati complessi e frutta, es: spremuta di arancia, fette biscottate con un velo di burro e marmellata

  • Spuntino: leggero, magari con frutta o yogurt.

  • Pranzo: pasti bilanciati, modeste quantità di proteine. Per esempio pasta integrale con pesto di zucchine e pomodoro secco.

  • Merenda: utile per evitare cali di energia, per esempio parmigiano, frutta secca o castagne bollite.

  • Cena: adatta alle esigenze personali, eventualmente più ricca in proteine.

L’obiettivo è evitare grandi digiuni e mantenere equilibrio.

 

Piacere, socialità e benessere emotivo

Mangiare non è solo nutrirsi, ma è un'esperienza complessa che include aspetti nutrizionali, emotivi, culturali e sociali. Nutrirsi si concentra sull'assunzione di sostanze per il corretto funzionamento del corpo, mentre mangiare coinvolge anche il piacere sensoriale, il rituale conviviale, il legame con la cultura e la nutrizione del benessere psicologico ed emotivo. 

La malattia di Parkinson può portare a un progressivo isolamento. I pasti, se organizzati bene, possono diventare un momento di condivisione fondamentale.

 

Conclusione

L’alimentazione non guarisce il Parkinson, ma può migliorare molto la qualità della vita.
I punti chiave da ricordare sono:

  • seguire una dieta equilibrata e varia,

  • bere e assumere fibre adeguatamente,

  • considerare il rapporto tra proteine e levodopa,

  • prestare attenzione al peso e alla deglutizione,

  • mantenere il piacere del cibo e della socialità,

  • collaborare con nutrizionisti, logopedisti e medici.

Ogni persona è diversa: l’alimentazione deve essere su misura, come un abito cucito sulla propria storia, sul proprio corpo e sulla propria quotidianità.